Abuso d’ufficio commesso dal giudice: per la CEDU giusta la condanna

Pronunciandosi su un caso “rumeno” in cui si discuteva della legittimità della condanna inflitta in sede penale a tre giudici per il reato di abuso d’ufficio, la Corte EDU ha escluso, all’unanimità, che vi fosse stata la violazione dell’articolo 7 (nulla poena sine lege), della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il caso, come anticipato, verteva sulla mancanza di prevedibilità della legge penale lamentata dai ricorrenti, giudici condannati per abuso d’ufficio. Al pari dei giudici nazionali, la Corte ha rilevato che i ricorrenti non erano stati perseguiti per aver emesso una decisione giudiziaria in quanto tale, bensì per aver adottato una determinata linea di condotta prima della redazione di tale decisione e per aver poi consapevolmente elaborato un ragionamento giuridico contrario alla legge al fine di emettere una sentenza predeterminata con un risultato pregiudizievole. Le autorità nazionali avevano quindi concluso che i ricorrenti avevano travisato i fatti, di modo che il principio del ne bis in idem potesse essere applicato a un caso di loro competenza (CEDU, Sez. IV, sentenza 15 aprile 2025, n. 22198/18 e altri due – B. ed altri c. Romania).

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