Responsabilità dello Stato per cambiamenti climatici: inammissibili due casi italiani
Pronunciandosi su due casi “italiani” in cui si discuteva della responsabilità del nostro Paese per l’impatto negativo dei cambiamenti climatici sulla vita dei cittadini, la Corte EDU li ha dichiarati inammissibili. I casi italiani (Ur. c. Italia e altri 31 Stati, n. 14615/21; De Co. c. Italia e altri 32 Stati, n. 14620/21) erano stati presentati da nostri concittadini che lamentavano, basandosi sugli articoli 2 (diritto alla vita), 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare), 13 (diritto a un ricorso effettivo) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che le emissioni di gas serra di 33 Stati membri avrebbero causato il riscaldamento globale, provocando, tra le altre cose, eventi meteorologici estremi come ondate di calore e tempeste, che hanno influito sulle condizioni di vita e sulla salute mentale dei ricorrenti. In entrambi casi, la Corte di Strasburgo ha ritenuto che i ricorsi non soddisfacessero i criteri di ammissibilità stabiliti dagli articoli 34 e 35 della Convenzione o non rivelassero alcuna apparenza di violazione dei diritti e delle libertà sanciti dalla Convenzione o dai suoi Protocolli. Da qui, dunque, la declaratoria di inammissibilità.